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venerdì 11 ottobre 2019

Maïeutiste - Veritas

#PER CHI AMA: Prog Death/Black, primi Opeth
Non sono passati otto anni dal precedente lavoro, ma quattro, eppure ho rischiato fortemente di dimenticarmi di questo ensemble transalpino che avevo positivamente recensito nel 2015. I Maïeutiste tornano col loro secondo album, 'Veritas', mantenendosi fedeli alla label Les Acteurs de L’Ombre Productions ma non troppo al sound claustrofobico che ne aveva caratterizzato il debut omonimo. Quando "Veritas I" emerge infatti dal mio stereo, rimango piacevolmente stupito dalla freschezza e da una maggior ariosità nel sound dei nostri, con un black/death pur sempre violento ma con una dose di epica e solenne melodia di fondo ben più importante ed una ecletticità, la solita direi, con cui il collettivo (otto strumentisti, tra cui sax, violino, viola e violoncello) sembra sentirsi molto più a proprio agio. E noi, come sempre, non possiamo che goderne appieno, respirando a pieni polmoni e ad orecchie completamente stappate, la nuova brillante creatura della compagine di Saint-Étienne. Accanto alle atmosfere ariose dell'opener (con tanto di break acustico centrale), si ritrovano quelle più oscure, ma viranti completamente ad un prog rock di scuola Opeth, della seconda strabiliante "Infinitus", un pezzo da leccarsi i baffi, per quella sua aurea oscura contrappuntata ancora da intermezzi acustici, per il dualismo vocale tra black/growl e clean vocals del frontman, ma in generale, per un approccio votato ad un death progressive assai ricercato che vede i suoi riferimenti nel periodo centrale della band di Mikael Åkerfeldt e soci. State a vedere che abbiamo trovato veramente gli eredi morali dei gods svedesi? Non ne sarei tanto cosi sicuro a dire il vero, conoscendo questi folli francesi, sono quasi certo che nel corso dell'ascolto di 'Veritas' ne sentiremo ancora di tutti i colori. Fatto sta che le prime due tracce sono delle vere bombe che rischiano di veder salire vertiginosamente i Maïeutiste in cima alle mie preferenze di questo 2019. Un breve intermezzo sinfonico, "Suspiramus", ed è la volta di "Universum", un brano ben più ritmato e nervoso nel suo minaccioso incedere, complicato e contorto, ostico quel che basta per spingerci ad una maggiore attenzione nell'ascolto, prima che i nostri decidano di rilassarsi, mollare gli ormeggi e lasciarsi andare in splendide fughe chitarristiche. Rimangono soli due pezzi, "Vocat" e "Veritas II", per una maratona ancora lunga trenta minuti, fatta di suoni intricati, deliranti, obliqui ma intriganti, che vedono la band spingersi in territori più estremi ma dalle atmosfere decisamente più plumbee, in cui le clean vocals riescono a mitigare la durezza di un impianto ritmico dalle tinte fosche, soprattutto nella lunga e lenta seconda parte di "Vocat", quasi del tutto strumentale, prima di un esplosivo epilogo finale. L'inizio di "Veritas II" richiama alla memoria ancora una volta gli Opeth, con i classici arpeggi iniziali di album quali 'Still Life' o 'Blackwater Park'; poi è una furente aggressione black che si stoppa improvvisamente al quarto minuto per lasciare la parola al vento e ad un silenzio che si protrae per oltre otto minuti (di cui avrei fatto a meno perchè interrompe quell'inebriante percorso emotivo intrapreso) fino all'assurdo finale onirico. Gran bell'album, non c'è che dire, che si candida alla mia personale top 3 dell'anno. (Francesco Scarci)

(Les Acteurs de L’Ombre Productions - 2019)
Voto: 84

https://maieutiste.bandcamp.com/releases

domenica 28 giugno 2015

Dekadent - Veritas

#PER CHI AMA: Blackened Death Prog, Anaal Nathrakh, Old Man's Child, Devin Townsend
Il panorama metal sta espandendo sempre più i propri confini: il black non arriva più solo dal nord Europa, il doom non è ormai da tempo prerogativa dell'Inghilterra, e lo swedish death ormai potrebbe definirsi semplicemente melodic death metal. Il sound esplosivo di 'Veritas' arriva dalla Slovenia e da una band, i Dekadent, che sono in giro già da un decennio, con quello di oggi che rappresenta il quarto lavoro dell'act di Ljubljana. Musicalmente i nostri sono ben difficili da etichettare, in quanto l'impianto sonoro di 'Veritas' affonda le proprie radici nel metal estremo degli Anaal Nathrakh, ma tuttavia, punti di contatto con il melodic death e una certa vena progressivo/sperimentale del folletto Devin Townsend, è riscontrabile fin dalla opening track, "Of Acceptance & Unchanging", song che mostra una certa maturità a livello di songwriting, ma soprattutto una padronanza invidiabile nella matassa di pezzi furiosi, sprazzi acustici e chorus melodici. L'esito alla fine è davvero convincente, considerando la ragguardevole durata della opening track e i suoi quasi 10 minuti. "Dead Opening" irrompe con una splendida cavalcata stracolma di groove che genera anche un certo trasporto emotivo che tende ad una diffusa malinconia (complice anche il fatto che questa traccia la si ritrova a supporto del film che appare nel bonus dvd), grazie anche alle ariose tastiere, di scuola Townsend, che chiudono il pezzo. Un bombastico riffing stile Old Man's Child è la matrice sonora di "Pasijon", song che si avvicina al black dei norvegesi, arricchendolo di colate di groove e di chitarre death da metà brano in poi, mentre i vocalizzi del bravo Artur si mantengono più orientati al versante growl. Ma il sound dei Dekadent è un fiume in continua evoluzione, non stupitevi quindi se sul finire la traccia si spinga ancora una volta in territori progressivi. Ascoltare un brano del quartetto sloveno si rivelerà infatti come guardare un film con tre tempi, con un susseguirsi di colpi di scena. Con "Nervation's End" si ritorna alle scorribande stile Anaal Nathrakh, e un sound violento e oscuro che lentamente si arricchisce in melodia: la comparsa di una tastiera, un assolo che mi ha fatto rizzare i peli sulle braccia, in una miscela di suoni lenti e oscuri che nel frattempo hanno già dimenticato la veemenza iniziale del brano, che vira addirittura verso versanti onirici, prima di implodere su se stessa in un fragoroso come back death metal. Avete presente i Dimmu Borgir più orchestrali? Ecco come si presenta "Valburga", almeno inizialmente; ovvio che da li a poco, la song proverà a percorrere altre strade, grazie alla mutevole essenza dei suoi musicisti. Death metal e black avanzano a braccetto avvolti in una veste barocca e pomposa, sospinta da una suadente furia grind che trova attimi di riflessione in fraseggi e assoli di natura progressiva. "Beast Beneath the Skin" è un'altra cavalcata senza sosta, in cui il turpiloquio musicale è dettato dal riffing selvaggio dei nostri che in questa song non riesce stranamente a trovar pace. Il finale di 'Veritas' è affidato alle note di "Keeper's Encomium", song velata di una malinconia diffusa che richiama alla grande la follia di Devin Townsend, in un coacervo di suoni doom, death progressive e ambient, per quella che sembra essere la migliore traccia del lavoro. Lavoro che comprende anche un bonus dvd con un cortometraggio di 24 minuti di cui Artur è il regista, e con le musiche dei Dekadent a sugellarne l'essenza decadente. Altri contenuti bonus, tipo i trailer ufficiali della release stessa, ne completano il contenuto. Che altro dire, se non invitare voi tutti ad accostarvi a questo elegante e complesso bel lavoro. Bravi! (Francesco Scarci)

(Self - 2015)
Voto: 85