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lunedì 5 giugno 2017

Suici.De.Pression - S/t

#PER CHI AMA: Suicidal Black Metal/Doom/Folk
'Suici.De.Pression' non è più solo il titolo di un album dei blacksters brasiliani Thy Light, da oggi è anche la nuova creatura del polistrumentista Vittorio Sabelli (qui sotto lo pseudonimo di Syrinx), che è dovuto "migrare" fino in Giappone per ottenere il contratto con l'etichetta MAA Productions. Il cd omonimo consta di tre tracce, tutte con titoli, testi ed atmosfere che non si possono certo definire solari. Ad aprire, gli oltre 20 minuti della funerea "De.Pression", con i suoi lenti tocchi di pianoforte a cui fanno seguito quelle anguste chitarre catacombali che non lasciano presagire a nulla di buono, su cui si stagliano le screaming vocals del frontman e con le melodie che sembrano richiamare la tradizione folklorica mediterranea, quasi a voler ricordare da dove il buon Vittorio è partito, da quei Dawn of a Dark Age, da poco recensiti su queste stesse pagine. Il flusso disperato prosegue in porzioni d'ombra che nemmeno lontanamente lasciano trasparire un filo di luce. Non ci sono chiaroscuri qui sia ben chiaro, ma solo una musica per anime disperate, cuori disperati, pianti disperati, stanze desolate, vie desolate, muri vuoti, occhi vuoti, parole vuote, giusto per parafrasare il testo della opening track che si dipana lungo un mid-tempo ritmato e porzioni ambient minimaliste. Delle chitarre marcescenti aprono "Despair", una song dal classico mood suicidal black, fatto di atmosfere insane, urla strazianti, dove non mancano neppure le sfuriate black, con le tastiere che giocano il fondamentale ruolo di smorzare la crudezza di un disco altresì estremo in tutto e per tutto. Deprimente ma elegante il break di pianoforte a metà brano, a cui segue una marcetta affidata a batteria e tastiere che per tre minuti si dilungano in giri melodici, atti a preparare il terreno ad un corrosivo finale e all'inizio della delirante "Paranoia", di nome e di fatto, con quel suo loop chitarristico davvero ossessionante e folle. Ancora una volta il retaggio folk del mastermind molisano galleggia in sottofondo, con suoni che contrastano l'alienazione mentale prodotta dalle rugginose chitarre dei nostri. 'Suici.De.Pression' alla fine è un lavoro interessante, ancora da sviluppare e sgrezzare, ma che mostra senza ombra di dubbio, ampi margini di miglioramento. Per quanto possa risultare un album per amanti delle sonorità estreme, un ascolto curioso lo darei lo stesso. (Francesco Scarci)

mercoledì 25 giugno 2014

Devlsy - A Parade of States

#PER CHI AMA: Post Black/Shoegaze, Neurosis
Che diavolo ci fa una band lituana con un'etichetta giapponese? Segno che la globalizzazione ormai regna sovrana. Oggi vi presento i Devlsy, quintetto di Vilnius, attivo dal 2011, che lo scorso novembre ha rilasciato questa release in formato usb. Si, avete letto bene, 'A Parade of States' è uscito su chiavetta. Il sound della band baltica deve aver poi attratto l'attenzione della MAA Productions, che in questo 2014, ne ha rilasciato il formato fisico. Veniamo al lavoro, un sei pezzi che si apre con "Phases", song mid-tempo che coniuga un black dalle tinte apocalittiche con un sound che strizza l'occhio ai Neurosis. Interessante l'esperimento dei nostri che sicuramente sarà di gradimento sia per chi è un fan del post metal (belle ed inquietanti le linee di chitarra) e chi del nero metallo (arcigno lo screaming). "By Design" ha un incedere grooveggiante, e di black ne resta probabilmente traccia solo nell'acida performance di Vytautas alla voce. Le ritmiche si muovono con grande pigrizia ma con un fare assai minaccioso di grande impatto emotivo. Ascolto dopo ascolto, il mio interesse in questo lavoro aumenta e ne riscopro nuove particolarità, che ad un primo assaggio non avevo colto, indice che i nostri devono avere non poche ambizioni. Tuttavia, questi musicisti non inventano nulla che non sia già stato detto, ma la rilettura offerta dalla band lituana del genere cosiddetto "post-black", si rivelerà non poco accattivante. "You Again" apre arpeggiata, ma sono i suoi cambi di tempo bizzarri a stimolare la mia attenzione. Serve tuttavia un ascolto attento per non etichettare facilmente 'A Parade of States' come uno fra i tanti lavori che escono ogni giorno in questo ambito. Lavorando un po' più sulle vocals (in "I Am no More" i nostri ci provano anche), attenuandone il loro carattere aspro e corrosivo, si potrebbero guadagnare più fan in territori post-, cosi come pure ingentilendo quei suoni più spigolosi dell'album (ascoltare a tal proposito "(Cold Glow of) Her Domani"). I Devlsy hanno grandi potenzialità e mi sorprende che nessuno in Europa abbia puntato su questi ragazzi, c'era la possibilità di ritrovarsi in casa i nuovi Neurosis o gli eredi dei Cult of Luna. Il basso ipnotico di "The Surge(ry)", la sua forza tribale dirompente, il mood shoegaze e la sua anima sperimentale, chiudono un lavoro intenso e quanto mai inatteso, che mi fa ben sperare per il futuro di questi ragazzi. (Francesco Scarci)

(MAA Productions - 2014)
Voto: 75