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lunedì 5 marzo 2018

Aorlhac - L’Esprit des Vents

#PER CHI AMA: Epic Black, Windir, Einherjer
Il monicker Aorlhac (mi raccomando si pronuncia "our-yuck") sta per Aurillac, ossia la citta natale dalla quale proviene la band, espresso nel linguaggio occitano. 'L’Esprit des Vents' è il terzo capitolo di una trilogia iniziata nel 2007 con 'La Croisée des Vents' e seguita da 'La Cité des Vents' nel 2010, volta a narrare storie e leggende medievali dell'Occitania, ossia quella parte di territorio che comprende il sud della Francia, ma anche alcune aree dei Pirenei spagnoli e alcune valli piemontesi. Tutto questo attraverso dieci brani che, partendo dalla tellurica "Aldérica", si concluderà con la strumentale "L'Esprit des Vents", in un cammino musicale votato ad un black thrash epico e belligerante. Pochi infatti i momenti di quiete, il disco è frenetico e spavaldo, fiero portavoce delle proprie origini ancestrali. Durante l'ascolto dell'album, le citazioni per questa o quell'altra band però si sprecano, mostrando una certa dose di influenze provenienti dal Nord Europa, che si miscelano con l'heavy metal britannico (l'assolo classico de "La Révolte des Tuchins" è a dir poco spettacolare) e la scelta di cantare in francese, per un risultato alla fine dei conti, comunque più che discreto. Non siamo di fronte a nulla di estremamente originale sia chiaro, il black metal degli Aorlhac è onesto, dotato di buone melodie (fischiettabile il motivetto della folkish "Infâme Saurimonde") e di una buona preparazione tecnica, con la prova del batterista sicuramente sugli scudi. Echi di Einherjer e Windir rieccheggiano nelle linee di chitarra vichinghe di "Ode à la Croix Cléchée", su cui si poggia il cantato abrasivo ma abbastanza originale di Spellbound. "Mandrin, l'Enfant Perdu" si muove tra sonorità black e thrash, chiamando in causa anche i cechi Master's Hammer oltre ai norvegesi Taake e verso la fine, addirittura emerge forte un riconoscibilissimo richiamo agli Iron Maiden. Tra le mie song favorite citerei sicuramente "La Procession des Trépassés", intensa a livello ritmico quanto dotata di sagaci melodie e di un forte tocco malinconico; ultima citazione infine per "L'Ora es Venguda" dove addirittura sento un che dei Primordial. In conclusione, 'L’Esprit des Vents' è un disco che sicuramente farà la gioia di tutti gli amanti di sonorità black pagane ma che, almeno personalmente, non mi ha appagato in modo totale. (Francesco Scarci)