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giovedì 31 agosto 2023

Altarage - Cataract

#PER CHI AMA: Death/Doom
È tempo di tempeste nere come la pece, è tempo di ire funeste e giorni oscuri. Per questo ci piove sulla testa il nuovo EP (un vinile 12”) dei baschi Altarage, ‘Cataract’, apripista del full length ‘Worst Case Scenario’ in uscita a settembre. Il sound della band di Bilbao la conoscono un po’ tutti, ossia un muro di riff dissonanti e caotici in grado di inglobarci in una sorta di gorgo infernale, spezzato da ipnotici rallentamenti claustrofobici (“Cataract”), da cui ripartire più violenti e incazzati che mai con “Sacrificial Annihilation”. La pesantezza e l’obliquità delle ritmiche, unite alle solite laceranti vocals, rendono la proposta dei nostri musicisti disturbanti sempre assai ostica da digerire. Ma se siete fan dei Morbid Angel o di altri pazzi scalmanati come Portal o Aevangelist, non avrete certo grossi problemi ad affrontare il delirio sonoro imperante in questo entropico dischetto che vede in chiusura, la presenza di quella che sarà la title track del prossimo disco, “Worst Case Scenario” appunto, un brano di ben sette minuti di inopportuni suoni (un riff e una flebile batteria) ripetuti in un loop infinito. Speriamo bene. (Francesco Scarci)

(Doomentia Records – 2023)
Voto: S.V.

https://altarage.bandcamp.com/album/cataract-ep

giovedì 19 marzo 2015

Aphonic Threnody – When Death Comes

#PER CHI AMA: Funeral Doom
Cosa aspettarsi da un album che vede la collaborazione di membri di alcune tra le migliori doom band mondiali? Funeral doom all'ennesima potenza composto e suonato alla perfezione. Una band multinazionale che in tutte le sue uscite ha visto l'avvicendarsi di numerosi musicisti provenienti da Gallow God (UK) e Dea Marica (UK), Astor Voltaires (CHI), Pantheist (UK), Urna (ITA) e Leecher (HUN) e ospiti d'eccellenza come Jarno degli Shape of Despair e Greg Chandler dei mitici Esoteric, a cui si aggiungono altri fuoriclasse del calibro di Josh Moran dei Vacant Eyes e David Unsaved degli ENNUI. Una collaborazione che da qualche anno, sotto questo moniker, tiene alto l'onore del doom senza scendere a nessun tipo di compromesso, mettendo a dura prova compositiva, il geniale collettivo di artisti. 'When Death Comes' è stato il loro penultimo album uscito nel 2014, mentre inizio 2015, ha visto la luce anche 'Of Poison and Grief (Four Litanies For The Deceased)', altro ottimo prodotto contenente un unico, lungo ed intenso brano. 'When Death Comes' racchiude un'aura depressiva, malinconica, progressiva, intellettuale, ritualistica, introspettiva e una pesantezza accostabile per alcuni aspetti, all'effetto di certa musica classica. Questo album rasenta la perfezione in materia funeral doom, con brani tutti sopra i dieci minuti ("Death Obsession" supera addirittura i 17), cadenzati e funebri, rigorosamente gelidi, melodici e profondi. Durante l'ascolto dei pezzi, scaturiscono emozioni assai contrastanti tra loro: da un lato un senso oppressivo di vuoto e impotenza, dall'altro il raggiungimento di una forza interiore capace di affrontare anche l'ultimo respiro prima del trapasso. Doomentia Records ha percepito alla grande questo modo di intendere la musica estrema, dando sfogo a questo progetto sonoro di grande dignità artistica. Tutti i canoni del genere si susseguono a dovere, il suono è ricercato e controllato nei minimi dettagli, raffinato all'eccesso come da copione, mentre le lunghe composizioni dal volto cinematico, si intersecano con le evoluzioni di matrice progressive senza mai falsare il risultato finale. Le parti vocali di Roberto Mura sono lodevoli, profonde e drammatiche all'inverosimile. La varietà dei suoni usati (cello, keyboards), supera la classica strumentazione rock e le affascinanti atmosfere create, non intaccano mai l'onnipresente senso di caduta che avvolge l'intero album, amplificando quell'aura oscura, romantica e decadente, che finisce per lasciare nell'ascoltatore un solco profondissimo e un bel nodo in gola. Cinque brani stupendi per soli amanti del genere, difficili da spiegare, difficili da interpretare ma dal fascino ancestrale senza tempo, proprio come la morte. Tutti gli album della band li trovate su bandcamp, pertanto non fateveli scappare, ne vale davvero la pena! Divinità! (Bob Stoner)

(Doomentia Records - 2014)
Voto: 90

martedì 11 novembre 2014

Moonless - Calling All Demons

#PER CHI AMA: Stoner Doom, Black Sabbath
“The snow is falling from a led grey sky, it’s the season of evil, it is time to die”. Con queste precise parole, scandite con marcato accento nordico, si apre “Mark of the Dead”, il primo brano di questo primo vero e proprio album dei Moonless, quartetto danese dedito al culto di Tony Iommi. Il lavoro in questione, pubblicato nel 2012 da Doomentia, è stato però registrato nel 2010, sull’isola di Samsø, nel retro del museo della Austin, la marca di automobili della Mini, e non solo. Non so perché l’ho dovuto dire, ma per me questa cosa aggiunge un bel po’ di fascino ad un disco che, già di per se, non può non lasciare indifferenti. Tonnellate di Black Sabbath. Questo, essenzialmente, è quello che troverete in 'Calling All Demons'. I quattro sono praticamente riusciti a clonare il suono della chitarra di Iommi, e a ricreare la selvaggia e oscura potenza dei primi lavori dei Sabbath, compresa – cosa per nulla secondaria – la capacità di sfornare brani assolutamente catchy, che si stampano nel cervello senza volersene andare per un bel po’. Le prime tre tracce sembrano estratte dal manuale del perfetto sabbathiano: riffoni lenti, batteria pestona, basso fuzz che procedono compatti e inesorabili fino al canonico cambio di ritmo di metà brano (splendide, a questo proposito, “Mark of the Dead” e “Devil’s Tool”). Molto bella la voce, un potente ibrido tra un John Garcia più roco e Glenn Danzig. La seconda parte del lavoro (che in totale mette in fila 6 brani) si sgancia dagli stilemi pseudo doom per approcciare uno stile più hard-blues, suonato con immutata convinzione e potenza. Gruppo e disco solidissimi, senza fronzoli, ricami e sottigliezze. Così come una vecchi auto, per esempio una Austin degli anni '60, dalla lamiera spessa e zero elettronica in cui non poteva rompersi praticamente nulla. Niente di nuovo sotto il sole, quindi, se non una quarantina di minuti che hanno il pregio di stare in piedi se suonati in sequenza tra 'Masters of Reality' e 'Blues for the Red Sun'. Ditemi voi se è poco. (Mauro Catena)

(Doomentia/Hjernespind Records - 2012)
Voto: 75

https://moonless.bandcamp.com/