Cerca nel blog

domenica 17 luglio 2011

Eternal Tragedy - Forever

#PER CHI AMA: Brutal Death, Cannibal Corpse, Bloodbath
Gli Eternal Tragedy sono il progetto di Stefania Ponzilacqua, virtuosa chitarrista che con l’aiuto di Enrico Francescato, brutal vocalist dei Soulpit ed Emilio Dattolo, ultratecnico bassista degli Illogistic, ha concepito questo cd nel 2006, rilasciato poi nel 2008 via GEMA. Mettiamo subito in chiaro che il sound proposto non è decisamente di facile approccio: si tratta infatti di un death bello incazzoso, in pieno stile americano, “floridiano” per l’esattezza (sarà un caso ma Stefania vive in Florida), ricco di cambi tempo, stop’n go, killer riffs e meravigliosi assoli. Premesso che amo questo genere di musica, “Forever” si presenta invece difficile da digerire, forse talvolta troppo pretenzioso o in alcuni passaggi troppo prolisso, con una serie di virtuosismi che non fanno altro che annoiare l’ascoltatore. Il cd, nei suoi lunghi otto pezzi, risulta davvero troppo granitico nel suo incedere, grazie alla devastante sezione ritmica e un po’ povero di aperture melodiche, che lo fa quindi di sovente scadere nel già sentito. Ciò che poi più non mi piace di questo cd è il suo suono, molto old style, abbastanza grezzo, che non consente di godere di quei particolari, che solo suoni puri e cristallini, sono in grado di trasmettere in album di questo tipo. La matrice di fondo è troppo impastata, talvolta confusa, la tecnica e l’estro di Emilio e Stefania per quanto ineccepibili, non sono sufficienti a far decollare l’album che si perde spesso in inutili scorribande brutali. Devo poi ammettere di non gradire molto il modo di cantare di Enrico, troppo piatto e convenzionale: per carità stiamo parlando di death metal e non sono richiesti certo vocalizzi raffinati, però se ripenso al buon vecchio Chuck Schuldiner, lui di classe sopraffina ne aveva da vendere. Il lavoro sicuramente potrà piacere agli amanti del techno death, ma sono convinto, conoscendo le potenzialità della sua leader, che gli Eternal Tragedy, siano in grado di fare molto di più, migliorando da subito la produzione (curandola decisamente più nei minimi dettagli) e rendendo il sound meno inquadrato in schemi predefiniti. Della serie “son bravi ma non si applicano a sufficienza”. (Francesco Scarci)

(GEMA)
Voto: 65