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sabato 26 febbraio 2011

Naildown - Dreamcrusher


Che diavolo è successo ai Naildown? Li avevo lasciati qualche tempo fa che suonavano come i “Figli di Bodom” e ora me li trovo completamente stravolti, proponendo un sound a metà strada tra lo swedish death (filone Darkane), il groove a la Godhead e i suoni alternativi dei Pyogenesis. Bel progresso direi, in cosi poco tempo poi: forse avranno dato retta ai miei suggerimenti passati e, discostandosi definitivamente dal sound dei Children of Bodom, hanno finalmente intrapreso una strada intelligente e, vi assicuro, non semplice da percorrere. La band finlandese mantiene l’energica verve degli esordi, con quel suo rifferama bello potente, carico di groove, assai melodico e accattivante, amplificando però le influenze provenienti da ambiti esterni al death. La voce di Daniel è ora completamente pulita, eclettica, urla, esprime delle emozioni, mentre la musica del quintetto finnico, spulciando un po’ qua e un po’ là, dalle discografie di In Flames, Gardenian, Darkane e dalle ultime divagazioni death’n roll, concepisce un disco travolgente, dinamico e assai piacevole da ascoltare. Sì ragazzi, non lo nego, questa volta la band ha colto nel segno. Non mancano neppure gli inserimenti elettronici, come nella strumentale “Deep Under the Stones” o “P.I.B.”, brano potente, con un assolo fenomenale, stop’n go simil Pantera, voci effettate, decisamente il mio pezzo preferito. Ottima la performance dei cinque musicisti come pure la produzione, che esalta alla grande, il sound robusto dei nostri. Non so bene cosa sia successo in seno alla band, ma sono felice della piega che il combo scandinavo ha preso. Forse avranno un po' perso in cattiveria, inutile negarlo, però ne hanno guadagnato decisamente in originalità. Finalmente qualcuno si è deciso a cambiar strada; è forse l’inizio di una nuova era? Non so dirvi, per ora ascoltatevi assolutamente “Dreamcrusher”! (Francesco Scarci)

(Spinefarm)
Voto: 80